L’AVVENTO COME STAGIONE DELLA SPERANZA
L’Avvento è una stagione di gioia e di speranza. Paolo dice di rallegrarci nella speranza. Ma che cos’è la speranza, comunque? In che modo...
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La storia di Luca su Maria e Marta di Betania, sorelle di Lazzaro, ci dà una lezione di ospitalità, servizio, azione, contemplazione e infine distrazione nella ricerca della pienezza cattolica.
Di recente ho ricevuto una dura lettera da una signora battista che protestava dicendo che in nessun posto della bibbia poteva trovare la parola “Cattolico”.
Vero, questo termine appare per la prima volta in una lettera di sant’Ignazio di Antiochia,scritta 20 anni dopo l’ultimo libro del Nuovo Testamento. Ma l’idea che la chiesa e’ “cattolica” si ripete dovunque nei vangeli e nelle epistole. La parola greca “cattolico” viene da una parola che sta per ”integrità’’ o “pienezza”.
La chiesa “cattolica” non e’ una setta regionale per un piccolo gruppo esclusivo. All contrario deve includere l’intera famiglia di Dio nel mondo intero, aperta ad ogni tribù, lingua, popolo e nazione. (Ap 7: 9).
In aggiunta la chiesa “cattolica” non può scegliere dottrine che siano alla moda e convenienti, ma deve essere fedele all’intera verità. Paolo sottolinea che l’essenza della sua chiamata apostolica era di essere un insegnante “cattolico”: “Sono diventato ministro di questa chiesa grazie alla commissione che Dio mi ha dato di predicare in mezzo a voi la sua parola nella sua pienezza”. . . noi ammoniamo tutti gli uomini e insegniamo loro nella piena misura della saggezza, sperando di rendere completo ogni uomo in Cristo (Col. 1:25, 28).
Un giorno la Pienezza di Vita e Verità entrò nella casa di una coppia di sorelle chiamate Marta and Maria. Esse riconobbero immediatamente il privilegio di avere Gesù a casa loro e si misero al lavoro per adempiere al sacro dovere dell’ospitalità.
Il problema fu che esse avevano idee discordanti su cosa richiedesse quel dovere.
La risposta di Marta è facile da riconoscere, specialmente per chi è familiare con la cultura mediterranea. “Tira fuori il caffè, il vino (che tipo preferisce?), assicurati che I piatti e le posate siano disposti come si deve, metti in mostra un intero assortimento di dolci e antipasti caldi e freddi (assicurati che quelli caldi siano serviti ben caldi!).”
Maria pensava che il segno di rispetto più alto che poteva offrire al suo ospite divino, ancor più che un rinfresco di classe fosse offrire la sua completa attenzione. La Pienezza della Verità era venuta a casa sua per nutrire , illuminare e trasformare lei. Non ricevere questo regalo meraviglioso dopo averlo rimosso dalla carta che lo copriva sarebbe stato un insulto per chi lo donava.
L’errore di Marta non fu che lei si dedicò ai bisogni fisici del suo ospite. La storia di Marta e Maria non è l’approvazione della pigrizia. In Gen 18:1-10 Dio visita Abramo nella forma di tre viandanti, ed Abramo e Sara usano tutte le risorse disponibili riguardo al mangiare ed al bere, e questo fu ben fatto.
Il problema di Marta è che lei consentì alle attività di ospitalità di divenire una distrazione. Lei si perse nei dettagli perdendo di vista la cosa principale e si arrabbiò con la sorella perchè lei non la aiutava nel suo lavorio frenetico.
Maria mantenne la sua attenzione. Non fu passiva – l’ attenzione alla pienezza della verità è supremamente attiva. E’ per questo che la vita contemplativa monastica è sempre stata considerata con la più alta stima da parte della chiesa cattolica.
Una volta un monaco mi disse che il peccato piu’ grande nel mondo moderno non è la sua immoralità ma la sua attività continua. Viviamo nella società più distratta e frenetica di ogni tempo. In una simile società ci viene la tentazione di pensarci buoni cristiani e pensare di meritarci un applauso perchè ogni tanto guardiamo a Dio con la coda dell’occhio..
Ma la pienezza della verità, la pienezza della vita, la pienezza della grazia merita la nostra attenzione totale. Gesù davvero non può essere solo a una parte della nostra vita, ma deve esserne il centro. Questo non significa che la nostra vita non possa essere piena di attività. Ma se non dedichiamo del tempo di preghiera ogni giorno per metterci ai suoi piedi come fece Maria, le nostre azioni diverranno distrazioni e saremo infelici ed irascibili come Marta.
Questo scritto su ciò che si può imparare da Marta e Maria di Betania riguardo all’ospitalità, al servizio, all’azione e alla contemplazione alla ricerca della pienezza cattolica viene offerto come riflessione sulle letture delle Scritture per la 16a Domenica del tempo ordinario, anno C (Genesi 18: 1-10; Colossesi 1:24; Luca 10: 38-42).
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