Domenica del Gaudete – Gioa dell’Avvento e Giovanni Battista
Giovanni Battista è spesso pensato come una figura severa e torva. Ma di fatto, potrebbe essere il santo patrono della gioia! Forse è per questo che e...
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La festa di Cristo Re ci ricorda che Gesù giudicherà i vivi ed i morti. Matteo 25 suggerisce che la gente pia, la gente per bene può aspettarsi una sorpresa. … I peccati di omissione, mancanza di amore, possono avere maggior rilievo nel giudizio finale di quello che possiamo pensare.
La Domenica che conclude l’anno liturgico cattolico romano, è il tempo in cui dobbiamo ricordare cose che preferiremmo dimenticare.
Per cominciare, ricordiamoci che c’è una differenza qualitativa infinita tra noi e Dio. Lui è immortale ed infinito. Noi non lo siamo. Ognuno di noi giungera’ alla sua fine individuale. Ma così accadra’ anche alla nostra società, al nostro mondo, al nostro universo.
Un’altra cosa da richiamare alla mente in questo giorno è che, mentre il Figlio di Dio è venuto la prima volta in un modo umile e nascosto, un giorno Lui verrà pubblicamente ed in gloria. Sì, è l’Agnello di Dio. Ma egli è anche il Leone di Giuda. Lui toglie i peccati a coloro che glielo acconsentono.. Ma porterà anche alla luce cose che si nascondono nel buio, chiamerà le cose con il loro nome, e insisterà sul fatto che tutti devono sopportare le conseguenze delle loro scelte.
Questo è ciò che fa ogni giudice. E lui verrà nella gloria, dice il credo, per giudicare i vivi ed i morti.
Ma come sarà il Giudizio universale? Con quali criteri saremo giudicati?
Solo un passaggio nei Vangeli fornisce un’anteprima di quel giorno della resa dei conti: Matteo 25: 31-46. Prima di tutto, si noti che la maggior parte delle parabole di Gesù hanno una battuta stridente. Lui sconvolge sempre le nozioni preconcette di quasi tutti, specialmente dei più religiosi, siano essi farisei o discepoli.
Chiaramente, tutti noi aspettiamo che il giudice condanni il male e imponga una sentenza al colpevole. E si tende a pensare alla malvagità come qualcosa che scavalca la linea e viola i diritti degli altri, prendendo i loro beni, magari prendendo le loro vite. Il linguaggio del Padre nostro si presta a questa interpretazione del peccato, quando si dice “rimetti a noi i nostri debiti”.
Il problema di questa interpretazione del peccato è che è incompleta, anche superficiale. Un sacco di gente pensa che fintanto che uno non mente, imbroglia o ruba, ma se ne sta da solo e si fa gli affari suoi, merita grandi ricompense da Dio
La storia del Giudizio Universale si rivolge a queste “persone decenti.” Immaginate il loro shock mentre si pavoneggiano con aria di sufficienza davanti al giudice in attesa di lode e invece sono inviate al supplizio eterno!
Perché? Perché hanno trascurato di fare il bene che l’ amore chiedeva loro di fare. Non hanno “commesso” reati o infrazioni di legge; non hanno fatto nulla di positivamente distruttivo. In presenza di sofferenze, loro solo spietatamente non hanno fatto nulla. Il loro peccato non era un peccato di “commissione”, ma un peccato di “omissione”.
Ma si noti – questi peccati di omissione in ultima analisi, sigillano il destino dei dannati.
Ci sono un sacco di comandamenti negativi, spesso espressi come “Non si deve.” Ma i due comandamenti principali sono positivi “Si deve”. “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, anima e forza e amerai il prossimo tuo come te stesso.”
Questi due comandamenti richiedono una disposizione interiore che si prodiga in azioni esteriori. Se avete fame, vi amate abbastanza per decidere di raggiungere il frigorifero. Se uno ama veramente l’affamato prossimo suo come se stesso, non basta che dica una preghiera ed offra simpatia (Giacomo 2: 15-17). Amare Dio con tutto il cuore non significa dare un cenno di rispetto a Dio e poi continuare per la nostra via come niente fosse.. Significa andare fuori strada, con passione cercando di amarlo e servirlo in tutto quello che si fa.
Nella scena del Giudizio Universale vediamo come questi due comandamenti, questi due amori, siano davvero uno. Gesù chiarisce che amare Dio con tutto il cuore è espresso nell’amare il proprio prossimo come se stessi. Ed ogni volta che amate il vostro vicino di casa in questo modo, in realtà state amando il Figlio di Dio.
Quindi in ultima analisi, il giudizio è semplice. Tutto si riduce ad amare. Capita che il giudice sia il Re di cuori.
Questo scritto sul giudizio finale, i comandamenti d’ amore ed i peccati di omissione, è offerto come riflessione sulle letture della trntaquattresima Domenica del Tempo Ordinario, ciclo liturgico A, festa di Cristo Re, (Ezechiele 34: 11- 17, Salmo 23, Cor 15: 20-28; Matteo 25:. 31-46).
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