IL GIOVANE RICCO E RE SALOMONE
Sia il giovane ricco del vangelo di Marco che il re Salomone hanno dovuto fare una scelta molto difficile. Dovendo prendere una decisione simile, qual...
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La Preghiera del Signore, chiamata anche “Padre Nostro”, e’ conosciuta cosi’ bene e ripetuta cosi’ spesso che ci si puo’ dimenticare quanto sia straordinario chiamare “Padre” il Creatore dell’Universo. “Venga il Tuo Regno” significa che preghiamo per la Sua volonta’, non la nostra.
Al mondo ci sono molte religioni antiche. Alcune credono in un solo Dio. Tutte insegnano il concetto dei dieci comandamenti.
Ma sotto alcuni punti di vista la Cristianita’ e’ assolutamente unica. Non trovi da nessuna parte se non negli insegnamenti di Gesu’ il fatto che l’ Essere supremo non e’ solo “Re dell’Universo” o “Padrone” ma “Padre” che desidera che noi abbiamo una relazione intima e familiare con Lui.
Questa scioccante intimita’ con il Creatore delle Galassie e’ resa possibile solo dalla morte e resurrezione di Cristo. Attraverso la fede e il battesimo, il nostro vecchio io, separato da Dio muore sulla croce con Cristo. E cominciamo una vita nuova in Cristo. “Non sono piu’ io che vivo, ma Cristo che vive in me” (Gal 2:20). Gesu’ condivide tutto con noi, dal momento che noi ora siamo nuove membra del suo corpo. Condivide con noi la sua rettitudine, cosi’ ognuno dei nostri peccati viene perdonato (Col 2:13-14). Condivide con noi anche suo Padre. Cosi’ quando ci insegna a pregare, ci dice di rivolgersi a Dio come fa lui, come “Abba”.
Naturalmente chiamare Dio “Padre” non vuol dire che lui e’ un vecchio con la barba bianca. Solo la seconda persona della Santissima Trinita’ si e’ incarnata come uomo nel grembo di Marria. Il Padre e lo Spirito Santo sono puro Spirito e trascendono il maschile e femminile (CCC 239). Questa non e’ una novita’ introdotta nella Cristianita’ dal movimento femminista. Da sempre si insegna che la parola “Padre” quando applicata a Dio si usa come analogia. Nonostante le loro imperfezioni, le analogie ci dicono cose molto vere. Fino a poco tempo fa, la societa’ occidentale riconosceva il padre come colui che porta a casa il pane ed e’ capo della famiglia. Chiamare la prima persona della Trinita’ “Padre” significa che e’ l’autorita’ trascendente di tutto e che si prende cura delle necessita’ di tutti.
Tutti sappiamo istintivamente che non basta avere un padre che paga le bollette e da ordini. Ci aspettiamo che un padre abbia una relazione intima e affettiva coi suoi figli, che dedichi tempo a loro. Chiamare Dio “Padre” significa che lui ci sta vicino, si preoccupa intimamente per noi, e’ orgoglioso di noi, addirittura va pazzo per noi. Non e’ il Dio orologiaio distante di Thomas Jefferson e dei Deisti. Quel Dio distaccato e freddo dei filosofi avrebbe creato il mondo perche’ andasse avanti da solo, in base alle sue leggi naturali, in modo che Lui potesse tirarsi indietro e occuparsi di cose piu’ interessanti.
No, il Dio che Gesu’ chiama Padre ci ama e ci conosce intimamante. “Ogni tuo capello e’ numerato” (Matteo 10:30). Lui ci ama piu’ di quanto noi amiamo noi stessi e ci conosce meglio di quanto noi conosciamo noi stessi. Ci dice di chiedergli “il nostro pane quotidiano” che significa chiedergli tutto quello di cui abbiamo bisogno per crescere fisicamente e spiritualmente. La versione di Luca della Preghiera del Signore (Luca 11:2-4) omette “sia fatta la tua volonta’” che si sottintende in “venga il tuo Regno”. Il Regno di Dio e’ Dio che fa quello che vuole, non necessariamente noi che facciamo quello che vogliamo.
A volte Dio ci da proprio quello che gli chiediamo perche’ e’ quello che e’ meglio per noi e per tutti (questa e’ sempre la sua volonta’). Ma noi sappiamo che a volte i nostri figli chiedono cose a prima vista attraenti ma che in realta’ non sono la cosa migliore per Dio. Abramo chiese che Sodoma fosse risparmiata per amore degli innocenti. Ma Dio vide che sarebbe stato meglio far uscire dalla citta’ il cugino virtuoso di Abramo e distruggere la citta’ per proteggere l’umanita’ dalla sua violenza. Cosi’ Abramo in realta’ ottenne quello che voleva, ma non nella maniera in cui lo voleva (Genesi 18:20ss).
Dio vuole che noi preghiamo insistentemente per le nostre necessita’ e quelle degli altri. Lui ascolta sempre. Ma ascolta le nostre parole per sentire tramite queste il desiderio vero dei nostri cuori. Ed e’ questo che ci da. Puo’ arrivare avvolto in un pacchetto inaspettato. E puo’ volerci del tempo. Ma arriva. Dopo tutto Lui e’ nostro Padre.
Questa riflessione sulla versione del Padre Nostro data da Luca si sofferma sull’intimità di chiamare il Creatore Abba e l’importanza di pregare “Venga il Tuo Regno” – per sua volontà, non la nostra. Si tratta di una riflessione sulle letture della 17esima Domenica del Tempo Ordinario Anno C (Genesi 18:20-32; Sal 138; Col 2:12-14; Lc 11:1-13).
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