TUTTO CIÒ DI CUI C’È BISOGNO È AMORE – MATRIMONIO, DIVORZIO E ANNULLAMENTO
L’annullamento è solo un divorzio cattolico? Questo articolo spiega la controversa posizione cattolica in materia di amore, intimità coniugale, ...
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Riflettiamo sulla solennità (festa) degli apostoli Pietro e Paolo, discepoli e martiri che hanno detto sì alla chiamata di Gesù “seguimi”, festa dei patroni della città di Roma, la sede apostolica, celebrata il 29 giugno.
La rivista “Self” (“sé stessi”) è certamente un segno dei tempi. Questa è un’epoca in cui è socialmente accettabile ammettere che la vita sia tutta accentrata su di noi.
Ma l’egoismo non è una novità. Da quando Eva morse la mela, gli esseri umani hanno fatto la scelta di detronizzare Dio e mettere al suo posto la trinità diabolica di me, me stesso, ed Io.
Ma Gesù ci comanda “Ama il prossimo tuo come te stesso. ” Allora questo non implica che l’amore di sé vada bene e sia anche necessario?
Certamente. Dio ha posto in noi una spinta verso l’autoconservazione. Ha reso piacevoli le attività che ci fanno bene, come il mangiare. Ed ha reso dolorose le attività distruttive.
Ma Dio ci ha anche dato un intelletto affinchè non si sia guidati semplicemente dall’istinto, come lo sono gli animali. Così l’antico nemico dell’umanità fa del suo meglio per condurre il nostro intelletto a pensare che ciò che è distruttivo sia effettivamente un bene per noi. E ci induce a usare la nostra volontà per scegliere cose distruttive contrarie ai comandamenti di Dio. Il fine giustifica i mezzi, egli sostiene, e quindi se dobbiamo calpestare gli altri e sfidare Dio per ottenere ciò che vogliamo, così sia.
Questo è il tipo di amore di sé che Gesù condanna (Matteo 10:37-42). Esso conduce alla rovina, alla confusione e al vuoto. Non c’è modo di domarlo o di fargli calzare attorno la religione . L’unica soluzione è quella di ucciderlo. Nel battesimo, questo vecchio sé egocentrico è stato crocifisso e sepolto con Cristo (Romani 6:11).
L’uomo che ha scritto questa frase, Saulo di Tarso,sapeva di cosa stava parlando. Il voltafaccia che gli fu richiesto era radicale, trasformandolo da persecutore a perseguitato, da agente di odio ad apostolo d’amore. Ci può essere un solo Signore, Gesù od io.
Accettare Gesù significa permettergli di essere padrone, permettergli di decidere e dirigere i nostri passi. Raccogliere la nostra croce e seguirlo (Matteo 16,24-25) significa accettare la volontà del Padre, anche quando contrasta con la nostra volontà, anche quando conduce alla sofferenza. Questo è il significato delle parole di Gesù a Pietro ” quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi “(Giovanni 21:18).
Quando Gesù ebbe finito di dire questo, guardò Pietro e gli disse: “Seguimi”.
Qualche anno fa ha detto la stessa cosa a un successore di Pietro, Papa Emerito Benedetto XVI. Quei sapientoni che hanno parlato delle sue manovre per costruire il sostegno alla sua “candidatura” prima e durante il conclave mi fanno ridere. Il cardinale Josef Ratzinger aveva cercato di ritirarsi ben due volte prima della morte di Giovanni Paolo II! Entrambe le volte il Papa aveva rifiutato di accettare le sue dimissioni. Quando durante il conclave vide che la sua elezione si faceva sempre più probabile, gridò a Dio implorando di essere risparmiato. Infatti la stanza in cui il neo eletto Papa indossa i paramenti papali è chiamata la “Stanza delle lacrime” per una buona ragione.
Mentre celebriamo la solennità dei SS. Pietro e Paolo, ricordiamo che questi santi prima di essere pastori e apostoli, furono pecore e discepoli. Dio fu in grado di fare grandi cose in loro e attraverso di loro perché essi decisero di cedere il controllo della loro vita e del loro destino al Figlio dell’Uomo che è anche il Figlio di Dio
Gesù dice: “Seguimi” a ciascuno di noi. Può significare fare un cambiamento di carriera. Può significare rompere un rapporto che ci sta portando lontano da Cristo. Oppure può solo significare fare quello che stiamo già facendo, ma per un motivo completamente diverso. . . realizzare grandi cose non per attirare l’attenzione su di noi, ma per glorificare Cristo. . . in cerca di una relazione intima non più per prendere, ma per dare. . . non piu’ lavorare per il fine settimana, ma per il regno.
Questo scritto sulla chiamata a seguire Gesù come successe ai discepoli Pietro e Paolo appare come riflessione sulle letture della Scrittura per la solennità dei santi Pietro e Paolo, 29 giugno (Vigil mass Acts 3: 1-10 / Gal 1: 11- 20 / Giovanni 21: 15-19; Giorno Atti 12: 1-11; 2 Timoteo 4: 6-8, 17-18; Matteo 16: 13-19).
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