Dio Padre

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La paternità di Dio è finita sotto la mira del femminismo in ascesa. Se sappiamo che Dio è puro spirito che trascende maschio e femmina, mascolinità e femminilità, perché allora conservare quello che alcuni considerano essere una pratica antiquata e patriarcale nel riferirsi alla divinità come “Padre”? Questo articolo utilizza l’occasione dell’osservanza della festa del papà per affrontare tale questione.

La festa del papà ci invita a fare una domanda molto importante – cosa significa chiamare Dio “padre”?

La maggior parte delle grandi religioni del mondo credono in un solo Dio e insegnano le idee dei Dieci Comandamenti.

Ma che l’Essere Supremo non sia solo “re dell’universo” o “maestro” ma anche “padre”, che desideri avere un rapporto stretto e familiare con noi – queste sono idee che non potrete trovare in nessun posto al di fuori dell’insegnamento di Gesù.

Padre come Origine e Sostegno

Chiamare Dio “padre” non vuol dire però parlare di un vecchio con la barba bianca. Solo la seconda persona della Santissima Trinità si è sposata ad una natura umana maschile nel grembo di Maria. Il Padre e lo Spirito Santo sono puro Spirito e trascendono uomini e donne, mascolinità e femminilità (CCC 239).

Questa non è una nuova visione portata al cristianesimo dal movimento femminista.Ci è sempre stato insegnato che la parola “Padre” applicata a Dio, viene usata per analogia. Le analogie ci dicono qualcosa di molto vero nonostante siano imperfette. Fino a poco tempo fa, il padre era riconosciuto dalla società occidentale come origine, capo e sostegno della famiglia. Chiamare”Padre” la prima persona della Trinità significa dire che lui è l’origine e l’autorità trascendente su tutti e si preoccupa dei bisogni di tutti.

Intimità e Affezione

Tuttavia noi sappiamo istintivamente che un padre che si limiti semplicemente a pagare le bollette e tutte le spese non è un vero padre. Ci aspettiamo che un papà abbia un rapporto intimo e affettuoso con i suoi figli, che trascorra con loro “tempo di qualità”. Chiamare Dio “Padre” significa dire che lui è vicino a noi, intimamente interessato a noi, appassionato di noi, persino pazzo di noi. Non è il Dio distante, il Dio dell’ orologio di Thomas Jefferson e dei Deisti. Questo Dio lontano dei filosofi aveva creato il mondo in modo che fosse gestito in virtù delle proprie leggi naturali, così da potersi ritirare e dedicarsi ad attività più interessanti.

No, il Dio che Gesù chiama Padre si preoccupa di noi e ci conosce intimamente. “Tutti i capelli sulla tua testa sono numerati (Matteo 10:30).” Ci ama più di quanto noi stessi ci amiamo e ci conosce meglio di noi.

Se il Dio è Amore, perchè la Sofferenza?

Ora, questo non significa che Lui renda tutto facile per noi. Ci ama così tanto che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza, il che significa che ci ha dato piena libertà. E fu per libera scelta del primo uomo, che il male e la morte furono invitati nel nostro mondo. Lui non ci protegge da tutte le conseguenze inquietanti di questo “peccato originale” che ciascuno di noi, tristemente, ha ratificato con il nostro peccato personale. Ma ci ha mandato profeti, come Geremia, a svegliarci e avvertirci delle orribili conseguenze della nostra disubbidienza. E infine ha mandato il suo Figlio primogenito ad essere un nuovo Adamo, a pagare il prezzo di quella antica disobbedienza e dare alla razza umana un nuovo immeritato inizio.
father God

Il Padre non Protegge i suoi Figli

La più terribile conseguenza del peccato, la morte eterna (Gehenna), è stata graziosamente rimossa per tutti coloro che accettano il dono gratuito della salvezza che viene attraverso la croce di Cristo. Ma il male è ancora al mondo, e il male porta prove e tribolazioni. Il nostro Padre non ci proteggerà più di quanto abbia protetto Geremia (Geremia 20: 10-13) o Gesù. Un buon padre non protegge i suoi figli per sempre dalle dure realtà della vita, ma li aiuta a progredire attraverso le varie fasi dello sviluppo ed affrontare le sfide così da crescere attraverso le difficoltà. La Scrittura dice che anche Gesù ha imparato l’obbedienza attraverso ciò che ha sofferto (Ebrei 5: 8-9). Abbiamo tanto bisogno di imparare e maturare di più, e certe cose si imparano solo attraverso la sofferenza.

Così come un vero Padre, Lui ci ama troppo per sottrarci alla mischia. Ma c’è una cosa in cui possiamo essere certi: non ci lascerà mai combattere da soli le nostre battaglie.

Questo articolo sulla paternità di Dio viene offerto come riflessione sulle letture della dodicesima domenica del tempo ordinario, ciclo liturgico A (Geremia 20: 10-13, Salmo 69, Romani 5: 12-15, Matteo 10: 26-33) che di solito si verifica in occasione o in prossimità dell’osservanza secolare della festa del Padre negli Stati Uniti.

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