AVVENTO – LA RAGIONE DELLA STAGIONE
La stagione dell’Avvento non riguarda tanto la preparazione al Natale quanto alla seconda venuta di Cristo. Prepararsi per la sua venuta finale ...
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Domenica della Passione – La domenica prima di Pasqua, la Domenica delle Palme, è osservata praticamente da tutti i cristiani. Ma per la Chiesa cattolica romana è anche la domenica della Passione, durante la quale tutti rappresentano letture e meditazioni dal racconto della passione. La festa ha un sapore agrodolce. Sebbene celebri l’entrata trionfale del re a Gerusalemme tra gli osanna, la parata porta direttamente al Signore Gesù la sofferenza e la morte sul Calvario.
Ora veniamo alla Domenica con una doppia personalità. Si inizia con un vangelo allegro che racconta l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. Si tratta di un fatto di festa, con tanto di percorso di parata cosparso di rami di palma anzichè coriandoli. Ma subito passiamo alla dura lettura della passione di Gesù , sopportabile solo perché sappiamo già il suo lieto fine. Il film di Mel Gibson ci ha fatto un favore ricordandoci quanto incredibilmente brutale fosse davvero tutta la faccenda.
Due nomi per lo stesso giorno: Domenica delle Palme e Domenica della Passione. Io propongo un terzo nome: Domenica della volubilità. Il fatto è che la stessa folla che inneggiava durante la sfilata pochi giorni dopo lo sbeffeggiava. Erano stati entusiasmati dai suoi sermoni, nutriti con pani e pesci, guariti dalle loro malattie, liberati dai loro demoni. Ma non appena la marea ha cominciato a cambiare direzione, così hanno cambiato anche loro. Le loro grida di “Osanna” si tramutano in grida di un genere molto diverso: “Crocifiggilo”
Certo, lui non ne fu minimamente sorpreso. I vangeli ci dicono che egli conosceva cuore e mente umana fin troppo bene. Lui non si lasciò ingannare da tutte le acclamazioni e le fanfare. L’adulazione non gli dava alla testa. Non aveva illusioni di grandezza o ambizioni di gloria mondana. Infatti, la seconda lettura ci dice che Lui si era volontariamente spogliato della gloria celeste per seguire la sua vera passione: la volontà del Padre e la nostra salvezza.
Egli “rese la faccia dura come pietra.” Era in missione e niente lo scoraggiava. Egli si affrettò attraverso barriere che di solito ci immobilizzano–la paura del ridicolo, la paura della sofferenza, l’abbandono da parte dei nostri compagni più vicini. Era disposto a sopportare il pungiglione del peccato per cancellare il peccato, e non vedeva l’ora di affrontare la morte per poterla superare.
Egli aveva davvero una “lingua ben addestrata.” Le sue parole avevano affascinato le folle, avevano incuriosito Erode ed indotto anche Pilato a fermarsi a riflettere.
Ma ora le sue labbra erano stranamente silenziose. Tutti i vangeli fanno notare quanto poco disse durante la sua passione, raccogliendo solo sette brevi dichiarazioni pronunziate dalla croce. Forse questo avvenne per adempiere alla Scrittura che dice che “come un agnello condotto al macello, come pecora davanti ai tosatori, tacque e non aprì la sua bocca” (Is 53: 7b).
In realtà, tutto ciò che è successo in queste ore fatidiche soddisfa le Scritture. Isaia 50 aveva predetto il pestaggio e le beffe. Il Salmo 22 espone tutto centinaia di anni prima che accadesse: la sua sete, il bucare mani e piedi da parte dei Gentili (chiamati “cani” da parte degli Ebrei), e il giocarsi ai dadi il suo abbigliamento. La linea di apertura di questo salmo sembra essere “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Potrebbe essere che il Signore pronunciò questa frase a ricordarci che tutto questo faceva parte del piano?
Quindi il silenzio virtuale della sua lingua ben addestrata doveva adempiere la Scrittura. Ma c’era un’altra ragione per il suo silenzio. Anche se Gesù era destinato a predicare il Venerdì Santo, il messaggio non andava consegnato in parole. Il linguaggio di questo sermone era quello del corpo. Venerdì Santo, secondo la stima ebraica, in realtà era iniziato al tramonto del Giovedi Santo. Così all’inizio del suo ultimo giorno, Gesù ci ha dato il titolo del suo ultimo e più grande sermone: “Questo è il mio corpo dato per voi; questo è il mio sangue, che viene versato per voi “.
“Ti amo” non è tanto qualcosa che si dice quanto qualcosa che si dimostra. I diamanti possono essere una commovente testimonianza di amore, ma il dono della propria vita è ancora più avvincente. E anche se questa vita è umana e quindi vulnerabile, è anche divina e perciò di valore infinito. Un regalo così prezioso che supera ogni infrazione commessa dalla notte dei tempi fino alla fine del mondo. Un gesto così potente da sciogliere i cuori, aprire le porte sbarrate del paradiso, e far nuove tutte le cose.
Questo scritto è offerto come riflessione sulle letture della Domenica delle Palme o della Passione, ciclo liturgico B (Marco 11: 1-10; Isaia 50: 4-7; Salmo 22: 8-24, Filippesi 2: 6-11; Marco 14 : 1-15: 47) che commemora l’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme tra grida di osanna solo per condurre alle sue sofferenze sulla croce.
Per maggiori informazioni sulla Domenica delle Palme e sulla Settimana Santa, consultare la sezione “Settimana Santa” della Biblioteca Crossroads Initiative.
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