L’AVVENTO COME STAGIONE DELLA SPERANZA
L’Avvento è una stagione di gioia e di speranza. Paolo dice di rallegrarci nella speranza. Ma che cos’è la speranza, comunque? In che modo...
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Aver fede o credere è più che essere convinti che Dio esista. La vera fede cristiana è un cammino dinamico, una ricerca di fiducia, confidenza e impegno che comporta una quantità di rischio non certo piccola.
Recentemente ho visitato l’Italia e questo mi ha fatto ricordare le differenze religiose fra America ed Europa. In Europa, molta gente si considera agnostica o atea.
In America, circa il 95% della popolazione “crede in Dio”. Una percentuale simile crede che ci sia vita dopo la morte e che la gente sia premiata o punita da Dio nella prossima vita a seconda di come vive questa vita.
Allora questo significa che c’è un più alto livello di fede Cristiana qui in America che in Europa? Non necessariamente. Perchè una fede vera richiede molto di più che credere. Ebrei11 è uno dei posti classici dove la Bibbia discute la natura della fede. “Senza fede” dice l’autore, “è impossibile compiacerlo”. Certamente una simile fede include e presuppone convinzioni a proposito di cose che non possono essere viste o provate. “Chiunque si voglia avvicinare a Dio deve credere che Lui esista e che premi chi Lo cerca” (Ebrei 11: 6).
Ma la pura credenza può essere obiettiva e distaccata . Io non sono mai stato in Cina, ma credo che esista. Non ho intenzione di visitarla ed il mio credere che la Cina esista non ha alcun impatto sulla mia vita quotidiana.
La vera fede è molto più personale di questo. Gli autori del Nuovo Testamento usarono una nuova ed alquanto strana costruzione in Greco per indicare la natura personale della fede cristiana. Non si tratta solo di credere che Gesù è figlio di Dio o che egli morì per i nostri peccati o che è risuscitato dai morti, ma anche di credere a lui o anche in lui. La fede è un cammino dinamico in Cristo, un tuffo nelle profondita’ di Dio. La recente enciclica di papa Francesco, Lumen Fidei (Luce della Fede), rende chiaro questo punto. Se siete convinti che Dio è onnipotente e tutto amore allora dovete affidare voi stessi, quelli che amate ed il vostro futuro interamente a Lui. Vi prendete un rischio, assumendo che lui sia davvero degno di fede. Di fatto questa è l’origine della parola ebrea “amen” che è connessa alla parola che indica roccia. Dire “amen” significa letteralmente “È affidabile, ci posso stare sopra!”
Gli innamorati che dicono di ‘credere’ nei loro amati lo dimostrano proclamando in pubblico di essere fedeli l’un l’altro fino a che morte li separi. Questo è il patto del matrimonio. L’atto della fede Cristiana assomiglia molto a questo patto. È una convinzione che conduce i credenti ad affidarsi in amore a Dio in Cristo e a dedicarsi ad un relazione esclusiva con questo Dio qualunque cosa succeda. Il verbo latino “credere” deriva dalle parole latine “cor” e “dare”, cioè dare il proprio cuore. Anche in inglese il verbo “be-lieve” (credere) è derivato dalla parola sassone che sta per amore.
Quindi la fede vera non può essere fredda e distaccata. Per essere autentica e matura deve passare dalla convinzione alla confidenza all’impegno. Credete che un Essere Supremo esista e conosca voi meglio di quanto voi conosciate voi stessi e vi ami più di quanto voi amiate voi stessi? Allora avrebbe perfettamente senso che vi abbandoniate completamente a Lui facendo qualsiasi cosa vi dica di fare.
Questo è il motivo per cui Abramo è il modello supremo di fede nell’Antico Testamento. Egli non ebbe la rivelazione completa di Dio in Cristo che noi abbiamo il privilegio di possedere. Infatti egli non conosceva neppure il nome di Dio. Ma quando questo Dio sconosciuto lo chiamò dalle agiatezze della civiltà in Mesopotamia per vagare in una terra sconosciuta, lui prese le sue cose e partì (Genesi 12). E quando questo Dio chiese in sacrificio il suo unico figlio, il figlio che aveva atteso tutta la vita, egli non esitò a seguire la richiesta (Genesi 22).
Abramo ebbe il coraggio delle sue convinzioni. Egli agì basandosi su ciò in cui credeva.
Quanto agli innumerevoli Americani che credono in Dio . . . se le loro credenze fossero vera fede, in questa nazione non ci sarebbero milioni di bimbi non nati e legalmente uccisi anno dopo anno.
È facile puntare i riflettori sulle zone buie dei nostri vicini. Ma che dire di noi? Il nostro modo di votare, spendere, lavorare, fare piani o giocare riflette davvero quello in cui diciamo di credere?
Questo scritto sulla fede come cammino dinamico di convinzione, fiducia o confidenza e impegno è offerta come riflessione sulle letture della Scrittura per la diciannovesima domenica del Tempo Ordinario, Ciclo C (Saggezza 18: 6-8, Salmo 33, Ebrei 11, Luca 12: 32-48).
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